lunedì 21 maggio 2018

LE LEGGENDE DEL VECCHIO COUNTRY – Ernest Stoneman: l’uomo che poteva fare di meglio


“Ehi, ma… io posso fare di meglio!”; questo, più o meno, fu ciò che disse il buon Ernest – detto “Pop” – Stoneman, quando ascoltò, per la prima volta, nel 1924, una registrazione di Henry Whitter, uno dei primi artisti country a incidere un disco. Grazie a questo avvenimento, Pop decise di smetterla di suonare per intrattenere il vicinato e, determinato a provare all’America la sua superiorità come musicista, nel settembre 1924, con autoharp e armonica, viaggiò fino a New York, per registrare un disco – The Face That Never Returned / The Sinking of the Titanic (quest’ultima, divenne il suo primo grande successo e oggi è considerata un classico) – dando ufficialmente il via a una delle più importanti e prolifiche carriere del primo country (e più produttive: Stoneman, è infatti considerato uno degli artisti con il maggior numero di incisioni della prima decade del country, più di 200 tra il ‘25 e il ‘29). Nel 1926, chiamò a raccolta i numerosi figli (ne avrebbe avuti in tutto ventitré, ma solo tredici sopravvissero fino all’età adulta) e parenti con l’intento di mettere su una vera e propria string band: nacque così la leggendaria “Stoneman Family”, una delle più importanti famiglie del country (i più celebri prima dei Carter, che lui contribuì a rendere popolari nel 1927, aiutando Ralph Peer nella conduzione delle Bristol sessions, avvenimento importantissimo che portò alla nascita del country moderno, durante il quale fu scoperto anche Jimmie Rodgers). Ernest Stoneman, nato a Monarat, nella contea di Carroll (in Virginia), il 25 maggio del 1893, polistrumentista (suonava l’autoharp, l’armonica, la chitarra, il banjo nello stile clawhammer e lo scacciapensieri), valido compositore e talentuoso interprete, figura oggi tra i più importanti artisti del primo country e la sua fu una carriera leggendaria, che conobbe un pesante periodo di crisi durante la grande depressione (per anni, Pop e famigliari soffrirono la fame e si ridussero in miseria), per poi riprendere alla grande alla fine degli anni ‘40, non incontrando più ostacoli fino al 14 giugno del 1968, quando morì all’età di 75 anni; oggi riposa a Nashville, al Mount Olivet Cemetery.   

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