lunedì 21 maggio 2018

LE LEGGENDE DEL VECCHIO BLUES – Skip James: un lamento di alto livello

Il materiale che leggerete di seguito, è stato originariamente pubblicato come appendice al romanzo “Sotterraneo al chiaro di luna” di Gianluigi Valgimigli (Claudio Nanni Editore; luglio 2016).

Skip James fu un bravissimo e sfortunatissimo bluesman, che ottenne però riscatto negli ultimi anni della sua vita. Nato come Nehemiah Curtis James il 9 giugno 1902 a Bentonia (nel Mississippi), fu uno dei grandi (e purtroppo poco ricordati) esponenti del Delta Blues. Bravissimo chitarrista (suonava con una raffinatissima tecnica fingerpicking), cantante eccezionale (da far venire i brividi!), fu anche un pianista. Nel 1931 registrò su disco, per conto della Paramount Records, alcuni dei brani più belli e intensi del primo blues: capolavori assoluti come “Devil Got My Woman” (biografica, racconta di un amico che gli ha rubato la donna), avrebbero avuto le carte in regola per sfondare, se non fosse stato per il fallimento dell’etichetta (la Paramount smise di registrare l’anno dopo, e chiuse i battenti nel 1935) e, quindi, la conseguente scarsa diffusione e reperibilità dei suoi dischi. Persona profondamente sensibile (traspare palesemente dalle sue composizioni), rimase talmente amareggiato della cosa, che si rifugiò nella religione, e divenne il direttore del coro nella chiesa del padre (un predicatore). Per i successivi trent’anni non registrò più nulla e cadde nel dimenticatoio, per venire poi riscoperto negli anni ‘60 (grazie al grande chitarrista John Fahey, a Bill Barth e Henry Vestine che, grandi appassionati di blues, si misero sulle sue tracce), diventando una celebrità della scena blues revival. Nel 1964, apparve al Newport Folk Festival, ottenendo un grande successo, e dimostrando di essere ancora in grado di regalare agli ascoltatori la stessa intensità emotiva di trent’anni prima. Purtroppo, la morte lo colse pochi anni dopo: nel 1969, questo grande poeta del blues, morì di cancro a Philadelphia (Pennsylvania).

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