lunedì 21 maggio 2018

LE LEGGENDE DEL VECCHIO COUNTRY – Gid Tanner: il violino che amava le sfide

Insieme a Fiddlin’ John Carson, suo rivale in vita, Gid Tanner è stato il violinista più importante e influente del primo country. Membro dei celebri Skillet Lickers (da lui formati nel 1926), esordì discograficamente il 7 marzo del 1924 come spalla del chitarrista Riley Puckett, registrando a New York le prime canzoni hillbilly prodotte dalla Columbia. Nato il 6 giugno del 1885 vicino a Monroe, capoluogo della contea di Walton, in Georgia, crebbe in una fattoria e imparò a suonare il violino all’età di 14 anni; cominciò ad apparire in pubblico sfidando altri violinisti in varie gare paesane (in questo periodo ebbe inizio la rivalità con Carson), dove si distinse grazie a una grande abilità e alla conoscenza di un vastissimo numero di brani. Concluse la sua carriera discografica nel 1934, rimanendo però in attività fino all’anno della sua morte, avvenuta il 13 maggio 1960 a Dacula, in Georgia; tre settimane dopo, avrebbe compiuto settantacinque anni. Suo figlio Gordon, violinista anch’esso, ne raccolse l’eredità, tramandandola alle generazioni future.

Tanner e gli Skillet Lickers: L’esordio di Tanner con i Lickers, la cui prima formazione comprendeva, oltre a lui e a Puckett, il violinista Clayton McMichen (nato ad Allatoona, in Georgia; virtuoso del proprio strumento, ottenne celebrità vincendo vari concorsi) e il banjoista Fate Norris (proveniente da Resaca, in Georgia; in molte registrazioni risulta pressoché impercettibile), avvenne con il brano “Hand Me Down My Walking Cane” (1926). I Lickers divennero in fretta la string band più popolare, influente e di maggior successo del periodo: sfornavano hit, avevano personalità, erano musicisti dotati e facevano presa sul pubblico grazie anche a una serie di registrazioni umoristiche, in cui la musica si interrompeva per favorire spassosi dialoghi ebbri e deliranti. Questa grande fama sarebbe durata fino al 1931, anno dello scioglimento; quando si riformarono – nel 1934, per volere di Tanner e Puckett e con una line-up differente –, non riuscirono più a raggiungere i fasti di un tempo, nonostante qualche registrazione di discreto successo.

LE LEGGENDE DEL VECCHIO COUNTRY – Fiddlin’ John Carson: il fiddle che conquistò le classifiche

Il leggendario John William Carson, figura mitica della vecchia musica americana nonché virtuoso del fiddle (il violino nella musica folk, per intenderci), nacque il 23 marzo 1868 in una fattoria nei pressi di Fannin County (Georgia){1}, luogo in cui trascorse buona parte dell’infanzia, prima di trasferirsi con i genitori a Marietta. Appena adolescente, cominciò a studiare il violino – un clone di uno Stradivari  e quando compì gli undici anni, la gente che passeggiava per le strade di Copperhill (Tennessee) poteva udire il suono leggermente grezzo, ma appassionante, del suo strumento; tra una suonata e l’altra, lavorava come fantino, ferroviere e distillatore clandestino di alcolici (il moonshiner, insomma). Nel 1894 mise su famiglia, e con essa si trasferì, nel 1911, a Cabbagetown, dove trovò impiego in un cotonificio, moglie e figli con lui. Nel 1913, si esibì per la prima volta al “Georgia OId-Time Fiddlers’ Convention” (manifestazione annuale che fece ottenere i primi riconoscimenti a molti importanti musicisti country come Clayton McMichen, Riley Puckett o Gid Tanner), nell’Auditorium Comunale di Atlanta, arrivando quarto. L’anno seguente, uno sciopero dei lavoratori al cotonificio rese lui e la sua famiglia disoccupati; in questo periodo, cominciò a suonare per le strade di North Atlanta, per raggranellare qualche spicciolo. Iniziò a comporre molti brani, che poi faceva stampare e vendeva; alcuni di questi, trattavano argomenti di interesse sociale, come le bellissime canzoni “Little Mary Phagan” e “The Grave of Little Mary Phagan”, riguardanti il tragico omicidio della piccola Mary Phagan che, nel 1913, sconvolse la nazione{2}. Tra il '14 e il '22, Carson vinse per ben sette volte di seguito il “Georgia Old-Time Fiddlers’ Convention” (di cui poi sarebbe diventato ospite fisso, fino al 1935), venendo proclamato dalla giuria “Champion Fiddler of Georgia”; per questo motivo, il governatore del Tennessee Robert L. Taylor, lo soprannominò Fiddlin’ John. La sua popolarità continuò a crescere e, ben presto, Carson divenne un vero e proprio mito, grazie anche alla sua capacità di sfruttare al meglio la propria iconica immagine: conoscendo il valore della pubblicità, era riuscito a fare di sé un personaggio, giocando sulle sue origini rurali, intrattenendo il pubblico con storie riguardanti le sue esperienze passate come distillatore clandestino e contrabbandiere di alcool, ex-galeotto e coltivatore di terreni quasi sterili, che rendevano poco e richiedevano molto, e presentandosi ai concerti con il violino in un sacco per la farina o seguito dal suo cane da caccia, Old Trail, a cui aveva insegnato qualche giochetto efficace, come accompagnare il violino latrando. Formata una band, i Cronies, iniziò qualche tour in giro per le aree a nord di Atlanta, divenendo sostenitore di molti politici dell’epoca e, accompagnato dalla figlia Rosa Lee Carson(conosciuta come Moonshine Kate{3}), esibendosi durante le loro campagne politiche. La fama a livello nazionale, sarebbe giunta nel 1922, grazie al debutto alla stazione radiofonica WSB di Atlanta: questo storico avvenimento, lo rese uno dei primissimi musicisti folk a portare il vero, originale e genuino vecchio country rurale in un programma radiofonico, scatenando un’isteria di massa fra gli ascoltatori che, prontamente, intasarono il centralino dell’emittente radio. Nel 1923, il leggendario talent scout, produttore discografico e ingegnere del suono Ralph Peer{4}, fu incitato da Polk C. Brockman (il proprietario di un negozio di mobili che aveva svolto un ruolo chiave nella distribuzione delle registrazioni dell’etichetta “Okeh”) a produrre un disco a Carson; fu così che il musicista entrò per la prima volta in uno studio di registrazione, incidendo “The Little Old Log Cabin In The Lane” (Okeh; giugno 1923), in assoluto una delle registrazioni più importanti della vecchia musica country: secondo molti storici, infatti, si tratta della prima vera e propria registrazione commerciale di un brano country, nonostante l'anno prima fosse uscita "Sallie Gooden" di Eck Robertson, che però non ebbe lo stesso impatto. Il disco (il quale aveva “The Old Hen Cackled and the Rooster’s Going To Crow” come lato B) ottenne un successo immediato, esaurendosi in breve tempo, e incrementò negli Stati Uniti l’interesse per la musica delle zone rurali del sud, convincendo l’industria discografica ad investire su tale genere. Nel corso degli anni, collezionò altri importanti successi, finché la famigerata Grande Depressione non mise fine ai suoi giorni di gloria. L’importanza di Carson nel campo della musica folk americana è tanta: pioniere del country e anticipatore del bluegrass (alcune canzoni da lui popolarizzare, sarebbero in seguito divenute classici di tale genere), fu il primo vero e proprio musicista a portare con successo il vecchio country delle campagne nelle radio e nelle classifiche di vendita, divenendo uno dei primi musicisti bianchi americani a suonare musica rurale con grande consenso di pubblico e costituendo, quindi, una base imprescindibile per i colleghi dopo venuti; fu inoltre, insieme ad altri pionieri come Gid Tanner (suo rivale in vita), un’importante fonte di ispirazione per molti grandi virtuosi del fiddle futuri. Si spense, ad Atlanta, l’11 dicembre 1949, e fu seppellito al Sylvester Cemetery (East Atlanta).                


NOTE:

{1} Secondo alcune fonti, nacque a Cobb County nel 1874; stesso giorno, stesso mese.

{2} Nata il primo giugno del 1899 in Georgia, Mary Phagan trovò, a soli 13 anni, la morte per mano di Leo Frank (secondo l’opinione comune odierna, il vero assassino fu in realtà un certo Jim Conley; per questo motivo, Frank è oggi considerato un martire, vittima dell’odio razziale, siccome era ebreo), che la violentò, la sfigurò, la mutilò e poi la uccise nella cantina della fabbrica di cui era proprietario (Mary, che aveva lavorato per lui, era appena stata licenziata). La canzone di Carson “Little Mary Phagan”, da lui popolarizzata durante una manifestazione del 1915, ottenne un ottimo successo, e divenne nel tempo un classico del folk americano; nel 1925 fu interpretata, in una celebre versione dal titolo “The Ballad of Little Mary Phagan”, dal pioniere del country Vernon Dalhart. 

{3} Nata il 10 ottobre del 1909 ad Atlanta (Georgia), Rosa Lee Carson fu una delle prime donne celebri della musica country; chitarrista e banjoista, accompagnò spesso il padre durante le sue esibizioni. Registrò per la prima volta nel giugno del 1925 per la Okeh, all’età di quindici anni, come accompagnatrice del padre in quattro brani, suonando la chitarra; durante la stessa seduta, incise le prime ballate come solista: “The Lone Child” e la celebre “Little Mary Phagan” (vedi nota sopra), uno dei suoi più grandi successi. La Grande Depressione portò allo scioglimento del contratto discografico e, nel corso degli anni ’30 e ’40, lavorò in politica, esibendosi saltuariamente; nel ’44 si sposò con un macchinista di Atlanta, Wayne Johnson. Morì all’età di 83 anni, nel 1992, a Bainbridge (Georgia).    

{4} Produttore discografico, ingegnere del suono e talent scout di grandissima importanza, pioniere della registrazione sul campo, nonché primo uomo d’affari nel campo della musica country, Ralph Peer nacque il 22 maggio 1892 a Independence (Missouri). Uno dei motivi per cui oggi è maggiormente ricordato è la scoperta, nel 1927, delle leggende del country Jimmie Rodgers e The Carter Family, artisti di influenza fondamentale per l’evoluzione del genere e della musica del ‘900; inoltre, nel 1920, appena assunto alla Okeh dopo qualche anno passato alla Columbia Records, curò la registrazione di “Crazy Blues”, il classico di Mamie Smith, prima registrazione blues della storia. Morì a Hollywood il 19 gennaio del 1960.  

LE LEGGENDE DEL VECCHIO COUNTRY – Ernest Stoneman: l’uomo che poteva fare di meglio


“Ehi, ma… io posso fare di meglio!”; questo, più o meno, fu ciò che disse il buon Ernest – detto “Pop” – Stoneman, quando ascoltò, per la prima volta, nel 1924, una registrazione di Henry Whitter, uno dei primi artisti country a incidere un disco. Grazie a questo avvenimento, Pop decise di smetterla di suonare per intrattenere il vicinato e, determinato a provare all’America la sua superiorità come musicista, nel settembre 1924, con autoharp e armonica, viaggiò fino a New York, per registrare un disco – The Face That Never Returned / The Sinking of the Titanic (quest’ultima, divenne il suo primo grande successo e oggi è considerata un classico) – dando ufficialmente il via a una delle più importanti e prolifiche carriere del primo country (e più produttive: Stoneman, è infatti considerato uno degli artisti con il maggior numero di incisioni della prima decade del country, più di 200 tra il ‘25 e il ‘29). Nel 1926, chiamò a raccolta i numerosi figli (ne avrebbe avuti in tutto ventitré, ma solo tredici sopravvissero fino all’età adulta) e parenti con l’intento di mettere su una vera e propria string band: nacque così la leggendaria “Stoneman Family”, una delle più importanti famiglie del country (i più celebri prima dei Carter, che lui contribuì a rendere popolari nel 1927, aiutando Ralph Peer nella conduzione delle Bristol sessions, avvenimento importantissimo che portò alla nascita del country moderno, durante il quale fu scoperto anche Jimmie Rodgers). Ernest Stoneman, nato a Monarat, nella contea di Carroll (in Virginia), il 25 maggio del 1893, polistrumentista (suonava l’autoharp, l’armonica, la chitarra, il banjo nello stile clawhammer e lo scacciapensieri), valido compositore e talentuoso interprete, figura oggi tra i più importanti artisti del primo country e la sua fu una carriera leggendaria, che conobbe un pesante periodo di crisi durante la grande depressione (per anni, Pop e famigliari soffrirono la fame e si ridussero in miseria), per poi riprendere alla grande alla fine degli anni ‘40, non incontrando più ostacoli fino al 14 giugno del 1968, quando morì all’età di 75 anni; oggi riposa a Nashville, al Mount Olivet Cemetery.   

LE LEGGENDE DEL VECCHIO COUNTRY – Emmett Miller: il canto ubriaco che influenzò un genere


Stella nata nei Minstrel Show  prima vera e propria forma teatrale nata negli Stati Uniti, i Minstrel Show erano un tipo di spettacolo consistente nell’unione di danza, musica, brevi scenette di natura comica e teatro di varietà, interpretato dai Blackface, ovvero attori bianchi (o di colore) che si esibivano dipingendosi il volto di nero, come sfottò nei confronti della cultura afroamericana, che qui veniva offesa e rappresentata in maniera molto stereotipata; lasciando un attimo da parte gli aspetti razzisti di tali show, l’importanza di questi spettacoli fu quella di avvicinare la cultura (e la musica) bianca a quella nera, e di rivestire un importante ruolo nella nascita dell’industria discografica statunitense –, Emmett Miller fu un cantante di vaudeville che ottenne celebrità come menestrello Blackface; sebbene oggi la sua immagine sia invecchiata male (e possa, in effetti, risultare abbastanza offensiva), indubbia è la sua importanza e influenza nel campo della musica country: infatti, la sua pionieristica interpretazione vocale in falsetto, fatta di singulti e yodel che estremizzavano e pigliavano per il culo il modo in cui i neri cantavano il blues, portò alla nascita del “canto ubriaco e singhiozzante” tipico del country classico che, in seguito, sarebbe divenuto uno stereotipo del genere stesso, influenzando importantissimi e fondamentali musicisti come Hank Williams (il massimo interprete e compositore country di tutti i tempi, nonché uno dei più influenti cantautori americani di sempre), Jimmie Rodgers (il leggendario “Singing Brakeman”, padre del country moderno), Bob Wills (storico artista suonatore di violino folk, cofondatore del “Western Swing”, di cui ne è riconosciuto il “Re”, e leader dei Texas Playboys, tra le formazioni più importanti della storia del country), Lefty Frizzel (primo interprete del capolavoro “Long Black Veil” e cantante di grande influenza) o Merle Haggard (tra i musicisti country di maggior successo degli ultimi cinquant’anni, morto nel 2016). Nato il 2 febbraio del 1900 a Macon, in Georgia, registrò per la prima volta nel 1924 per conto della Okeh; durante le sue esibizioni, si faceva accompagnare da una formazione jazz, conosciuta con il nome di “Georgia Crackers”, che annoverava musicisti importanti come i fratelli Dorsey (Tommy e Jimmy; storici band-leader), Eddie Lang (padre della chitarra jazz) e Gene Krupa (tra i batteristi più influenti della storia del jazz). Tornato nella sua Macon, dopo che il mondo l’aveva ormai scordato, vi morì il 29 marzo 1962; fu sepolto nel cimitero di Fort Hill. La sua canzone più celebre, importante e ricordata è indubbiamente la mitica “Lovesick Blues” (composta dalla coppia Cliff Friend / Irving Mills e apparsa per la prima volta nel musical “Oh, Ernest” del 1922; Miller la incise nel 1928), resa immortale grazie all’interpretazione di Hank Williams (1949; suo primo singolo a raggiungere la posizione numero uno nella hit parade statunitense); vale la pena citare anche “I Ain’t Got Nobody”, reinterpretata da Bob Wills con i suoi Texas Playboys.

LE LEGGENDE DEL VECCHIO COUNTRY – Clayton McMichen: il mago del fiddle


Clayton McMichen (26 gennaio, 1900), uno dei più grandi violinisti folk del primo country, creò uno stile innovativo e inconfondibile, che amalgamava musica campagnola e pop, con un approccio jazz ma un suono elegante e pulito. Cresciuto in una famiglia di musicisti (suo nonno era banjoista e suo padre violinista), cominciò ad appassionarsi alla musica fin dalla tenera età e, a undici anni, suo zio e suo padre gli insegnarono a suonare il violino; qualche anno dopo, nel 1918, formò la prima band di cui fece parte: gli Hometown Boys. Nel 1922, già virtuoso del proprio strumento, cominciò a farsi un nome tra gli appassionati, grazie alla partecipazione alla “Georgia Old-Time Fiddlers’ Conventions” di Atlanta, dove ottenne il secondo posto; in seguito, avrebbe partecipato ad altre manifestazioni, sempre con successo e vincendone molte. Il 18 settembre del 1922, esordì in radio con i suoi Hometown Boys, e il consenso di pubblico ottenuto, gli permise di abbandonare definitivamente la sua precedente attività di meccanico di automobili (cominciata nel 1913, dopo il trasloco dalla natia Allatoona, nella contea di Cobb, ad Atlanta), per dedicarsi completamente alla musica. Nel 1925 registrò per la prima volta come bandleader e l’anno seguente si unì ai leggendari Skillet Lickers di Gid Tanner, contribuendo parecchio a decretarne il successo (secondo alcuni critici, fu proprio la sua abilità come violinista a renderli tanto apprezzati) e, nel 1931, dopo lo scioglimento della band, formò i Georgia Wildcats, cui nome derivava da un appellativo affibbiatogli nel 1923 dalla stampa, in seguito alla vittoria del primo premio a un “Fiddlers’ Contest” a Macon. Carissimo amico del mitico Jimmie Rodgers, lo accompagnò più volte in tour e suonarono spesso insieme; proprio una canzone composta insieme, la celebre “Peach Pickin’ Time in Georgia”, divenne un importante successo dello storico “Blue Yodeler”. Il brano “Sweet Bunch of Roses”, uscito nel 1927, fu il suo primo grande successo commerciale, e il disco vendette più di 100.000 copie; la ballata “My Caroline Home”, incisa sotto lo pseudonimo di Bob Nichols, fu un’altra celebre hit. Si ritirò dalle scene nel 1955, per venire poi riscoperto negli anni 60, durante il periodo del folk revival; apparve nel 1964 al festival di Newport, e il successo ottenuto, lo stimolò a riprendere l’attività fino all’anno della sua morte, avvenuta il 3 o 4 gennaio del 1970 a Battletown, nel Kentucky. Il leggendario chitarrista country Merle Travis, inventore dell’influentissimo stile di chitarra conosciuto come “Travis Picking”, lo omaggiò con un LP dal titolo “The Clayton McMichen Story”, registrato insieme a Mac Wiseman.

LE LEGGENDE DEL VECCHIO COUNTRY – Charlie Poole: il banjoista infortunato

Se negli anni ‘20 gli Skillet Lickers avevano rivali nel contendersi il ruolo di string band più popolare del decennio, quelli erano sicuramente i North Carolina Ramblers di Charlie Poole; tra i gruppi migliori e di maggior successo commerciale del primo country, potevano contare non solo sulla loro bravura di interpreti, ma anche sul carisma dello storico leader, un vero e proprio artista dannato, dedito al consumo smodato di alcolici e inventore di un’influentissima tecnica di banjo (essenzialmente, un finger picking eseguito con tre dita, ideato in seguito a un incidente avuto durante una partita di baseball – ne era un giocatore appassionato – in cui prese una palla senza il guantone; tale infortunio gli causò la rottura del pollice destro, con conseguente rigidità permanente alla mano), che avrebbe ispirato molti musicisti bluegrass e folk, nonché molti di coloro che poi si distinsero in tale strumento (nonostante, in realtà, non lo si possa considerare un vero e proprio musicista virtuoso, colpa anche dell’incidente). Nato a Franklinville, un tipico villaggio operaio dell’epoca situato nella contea di Randolph, il 22 marzo 1892, lavorò per la maggior parte della sua vita in un’industria tessile, prima di dedicarsi esclusivamente alla musica; divenne uno dei primi musicisti country ad ottenere grande popolarità grazie alle sue registrazioni (che vendettero molto bene), e la sua carriera non conobbe arresti durante la grande depressione (anzi: proprio in quel periodo, uscirono alcune sue importanti hit). L’alcol, la cattiva condotta e una vita dal lato sbagliato della strada, se lo portarono via presto: morì per un attacco di cuore, ovviamente dovuto al consumo smodato di alcolici, il 21 maggio del 1931.

I NORTH CAROLINA RAMBLERS: si formarono dall’incontro, nel 1917, di Charlie Poole e il violinista folk Posey Rorer (nato nella contea di Franklin, in Virginia, il 22 settembre 1981; morto per un attacco di cuore il 6 giugno del 1936, dopo che la grande depressione l’aveva costretto a ritirarsi della scena musicale, rendendolo un taglialegna), suo cognato (Poole ne aveva sposato la sorella nel 1918). Successivamente, intorno al 1925, si unì a loro un chitarrista di nome Norman Woodlief, sostituito, l’anno dopo, da Roy Harvey; Woodlief, che amava muoversi poco da casa per dedicarsi alla sua grande passione, il disegno, non era fatto per la vita vagabonda dei Ramblers, nonostante non abbandonò il mondo della musica fino alla seconda guerra mondiale. I Ramblers registrarono per la prima volta il 27 luglio del 1925, per la Columbia Records di New York; “The Girl I Left In Sunny Tennessee” fu la prima incisione, mentre “Don’t Let Your Deal Go Down Blues”, il primo successo. Dopo la morte di PooleRorer e Harvey continuarono l’avventura ancora per qualche anno, ma senza lo stesso successo.  

LE LEGGENDE DEL VECCHIO BLUES – Charley Patton: bimba, cavalca il pony!

Il materiale che leggerete di seguito, è stato originariamente pubblicato come appendice al romanzo “Sotterraneo al chiaro di luna” di Gianluigi Valgimigli (Claudio Nanni Editore; luglio 2016).

Probabilmente il più importante esponente del pre-war blues (il blues prima della seconda guerra mondiale, per intenderci), Charley (o Charlie, come lo pronunciava lui) Patton fu il padre del Delta Blues, ovvero la corrente più celebre di tutto il blues, che influenzò direttamente il rock, e di cui fanno parte alcuni dei bluesman più famosi. Se consideriamo l’influenza e l’impatto che il blues del Delta (si chiama così perché nato nel Delta del Mississippi, una regione degli Stati Uniti situata tra Memphis e Vicksburg) ha avuto sulla musica popolare del ‘900, allora sarebbe giusto considerare Patton uno dei musicisti più importanti e influenti della storia della musica americana. Patton codificò ufficialmente lo stile del Delta, e lo rese popolare in tutta la nazione, influenzando – direttamente o indirettamente  tutti i musicisti della stessa corrente dopo venuti. Grandissimo interprete vocale dalla caratteristica (e potentissima: si dice lo si potesse udire cantare anche da grandi distanze – 500 metri, dicono alcuni , senza l’ausilio di un sistema di amplificazione) voce roca, che ebbe schiere di imitatori (Howlin Wolf, ad esempio), e originale strumentista specializzato nella poliritmia (il suo modo di suonare la chitarra, con accordatura aperta in sol, alla spagnola{1}, ha fatto storia: era solito poggiarla in grembo con la parte superiore del corpo rivolta verso l’alto – stile hawaiano, corrente musicale che lo influenzò parecchio, Joseph Kekuku e Frank Ferera su tutti – e, mentre suonava, con una mano faceva schioccare le corde basse dello strumento, mentre con l’altra faceva scorrere la lama di un coltello o un tubo di ottone lungo il manico, concludendo i versi delle strofe con note a imitazione della voce; tutto questo generava una tecnica che, al contempo, riusciva ad essere sia melodica che percussiva), era anche un grande intrattenitore, e certe sue performance anticiparono gli istrionismi di T-Bone Walker e Jimi Hendrix (si esibiva, ad esempio, suonando la chitarra dietro la schiena, la testa, o sotto le ginocchia). Nacque a Hinds County (Mississippi), vicino alla città di Edwards, e visse la maggior parte della sua vita a Sunflower County, nel Delta; la data di nascita è incerta (la più accreditata è 1891, ma alcune fonti riportano 1881, 1885 o 1887). La sua prima seduta di registrazione, tenutasi a Richmond (Indiana) nel 1929, produsse alcuni capolavori seminali della storia del blues, come “Pony Blues”, fondamentale tassello della storia della musica del ventesimo secolo. Fu anche un grande interprete di spiritual e gospel, e registrò vari brani accompagnato da un violinista. Assuefatto all’alcool, morì di infarto il 28 aprile 1934 in una piantagione vicino a Indianola (sul certificato di morte, l’infarto è attribuito a un difetto della valvola mitrale).

NOTE:

{1} Charley Patton suonava anche con accordatura aperta in re (Vestapol), e con accordatura standard nelle tonalità (key) di mi, do, fa, la; non sempre utilizzava la tecnica slide.